giovedì 22 maggio 2014

Foto dell'incontro del 20 Maggio


Queste foto per ringraziare e salutare tutti i partecipanti ai quattro incontri di poesia, nati dalla collaborazione tra La Banca del Tempo e La Fucina delle Parole, svoltisi da Marzo a Maggio presso il Centro Socio Culturale "Il Palazzone"










lunedì 19 maggio 2014

Erri De Luca: scrittore, traduttore e poeta nato a Napoli





" Erri è semplificazione di Harry, nome di suo zio, figlio di una donna americana venuta in Italia al principio del 1900. A diciotto anni, nel 1968, lascia studi, famiglia, città e si trasferisce a Roma dove entra nel movimento politico Lotta Continua, una delle maggiori formazioni della sinistra rivoluzionaria, militando a tempo pieno fino al suo scioglimento nel ’76.  In seguito fa mestieri  da operaio a Torino, Napoli, in Francia, a Milano, a Catania e infine di nuovo a Roma.  Nel 1983/84 lavora in Africa, in un villaggio della Tanzania, come volontario. Durante la guerra nei territori della ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati ai profughi di tutte le parti in guerra. Nella primavera del ’99 durante i bombardamenti NATO sulla Serbia è a Belgrado per stare dalla parte del bersaglio. Considera il bombardamento aereo di una città l’ atto di terrorismo per eccellenza. In mezzo ai trent’anni inizia a scalare e da allora pratica con regolarità, specialmente nelle Dolomiti. Come autodidatta  impara diverse lingue per  leggere testi in originale. Dall’Ebraico antico traduce alcuni libri della scrittura sacra. Lo scopo di queste traduzioni, che lui  chiama di servizio, è di fornire   la più letterale versione possibile, tentando la più accanita  fedeltà. Dall’ Yiddish traduce vari autori. Abita in una casa tra i campi, costruita insieme a due operai. Pianta alberi. Ha ricevuto vari premi letterari all’ estero, non in Italia dove evita di candidare i suoi libri ai concorsi. Non iscritto a un partito, partecipa ugualmente alla vita politica. La sua attenzione è per gli immigrati in Italia, contro le loro reclusioni subìte per scarsa documentazione e non per reati commessi. E’ favorevole al diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia.

Tratto da Fondazione Erri De Luca







“Botta di salvezza”

Ho bisogno d’inventare una rima

tra quello che sta succedendo

e qualcosa di altro.

Ho bisogno di accoppiare un vicolo cieco

in cui mi sono cacciato

a qualche sconfinata prateria.

Mi fa da ormeggio per non naufragare.

Sono predisposto al soccorso della poesia,

che non è un’arte di arrangiare fiori,

ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta.

Per me è pronto soccorso, la poesia,

non una sviolinata al chiaro di luna.

È botta di salvezza.


Il chiasso di tre cose va per il mondo”

Il chiasso di tre cose

va per il mondo sopra oceani,nevi,

terre di siccita’ e risaie:

e nessuna membrana dell’udito

lo cattura, il chiasso di tre cose.

Il chiasso del sole che va per il cielo,

il chiasso della pioggia

quando il vento la stacca dalle nuvole

e il chiasso dell’anima

da un corpo che la sputa.


“Io te vurria vasa’..”

” Io te vurria vasa’ “, sospira la canzone
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta’,
come la gola al canto come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta’.
” Io te vurria vasa’ “, insiste la canzone
ma un pò meno di questo io ti vorrei mancare
io te vurria manca’,
più del fiato in salita
più di neve a Natale
di benda su ferita
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei mancare,
io te vurria manca’.






 

 

giovedì 15 maggio 2014

Adrienne Rich



 Adrienne Rich era nata a Baltimora nel 1929, figlia di un medico e di una pianista. Nel 1951 la laurea al Radcliffe College e nel 1953 il matrimonio con Alfred Conrad . da cui avrà tre figli.  Il  suo primo libro viene pubblicato quando aveva solo 22 anni. Dai metri tradizionali, negli anni Sessanta passa a forme più aperte e sperimentali: questo mutamento coincide con le grandi proteste contro la guerra in Vietnam, con le rivendicazioni nei confronti del movimento femminista e di liberazione degli omosessuali. Nel 1974, riceve il «National Book Award for Poetry», accettato insieme ad altre due poetesse in nome di tutte le donne che vivono nel silenzio. Proprio in quegli anni, dopo la morte del marito, Adrienne si scopre omosessuale, e si unisce a Michelle Cliff, che resterà la sua compagna per tutta la  vita. Nel 1997 Adrienne Rich rifiutò la National Medal of Arts sottraendosi a quello che percepiva come un asservimento dell’arte ai potenti: “Non posso accettare un simile premio dal presidente Clinton o da questa Casa Bianca perché l’autentico significato dell’arte, come io lo intendo, è incompatibile con la cinica politica di questa amministrazione… L’arte non significa niente se serve semplicemente a decorare il tavolo da pranzo del potere che la tiene in ostaggio”. Nel 2003 oppose uguale rifiuto all’amministrazione Bush declinando l’invito a un simposio, tenuto alla Casa Bianca, su “ Poetry and the American Voice” per protesta contro la guerra in Iraq.  Con l’avvento della globalizzazione, i temi trattati nei suoi testi si allargheranno sempre più, e la poesia diventerà via via più dialogica: una polifonia di voci, le voci di coloro che vorrebbero farsi sentire, ma non trovano spazio nei grandi media.  Adrienne Rich credeva profondamente che l’impegno politico fosse necessario, per cambiare le storture di questo mondo. E non si trattava di un impegno ideale, teorico, ma di un’azione concreta, da svolgersi qui e adesso. Per questo, alla celeberrima frase di Virginia Woolf: “Come donna, non ho Paese. Come donna non voglio nessun Paese. Come donna, il mio Paese è il mondo intero”, rispondeva: “Come donna, io ho un Paese; come donna, non posso spogliarmi di quel Paese semplicemente condannando il suo governo, o dicendo tre volte ‘Come donna, il mio Paese è il mondo intero’”.



Da un atlante del mondo difficile

So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia ala luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più bu0na, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciano a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo

 In quegli anni

In quegli anni – diranno - perdemmo traccia
del significato di noi, voi
ci ritrovammo
ridotti all’io
e tutta la questione divenne
stupida, ironica, terribile:
stavamo cercando di vivere una vita personale
e sì quella era l’unica vita
che potevamo sopportare testimoniare
Ma i grandi uccelli neri della storia strillando si tuffarono
in picchiata nel nostro clima personale
Erano diretti altrove ma con ali e becchi spazzarono
la costa, attraverso i lembi di nebbia
dove stavamo intenti a dire io.

1991





lunedì 12 maggio 2014

Dante Gabriel Rossetti





Dante Gabriel Rossetti nasce a Londra nel 1828 , il padre Gabriele è un uomo di lettere insegnate e ammiratore dei poeti inglesi ed italiani, da lui Dante assorbirà l’amore per le arti. Nonostante il nome italiano, Rossetti è un pittore inglese che sviluppa la sua attività nella seconda metà dell’Ottocento. Rossetti studia poesia e pittura alla Royal Academy Schools e compie importanti traduzioni dei testi di famosi poeti italiani , la più celebre “La Vita Nova“ di Dante Alighieri. Nel 1848 insieme a William Holman Hunt e John Everett Millais fonda la Confraternita dei Preraffaeliti ., i quali cercarono di ricondurre l'arte a pura espressività religiosa, individuando nell'opera dei pittori del passato (prima di Raffaello) un esempio di una spiritualità veramente vissuta.( Dopo l'iniziale impronta mistica ed estetizzante, sostenuto dagli interventi del critico J. Ruskin, il movimento assunse toni di protesta sociale contro il materialismo della civiltà industriale e lo sfruttamento delle classi povere. Di questa seconda fase furono protagonisti W. Morris e E. Burne-Jones, i quali tentarono di ridare dignità all'artigianato per dar vita a una concreta produzione d'arte decorativa, capace d'incidere sulla vita e sul costume sociale.)
Nel 1850 Dante insieme ai suoi compagni d’arte pubblica alcuni numeri di una rivista di pittura The Germ. Nel 1860 sposò la sua modella Elizabeth Eleanor (Lizzie) Siddal, anch’essa poeta e pittore.  Quando Lizzie morì (1862) per consunzione e abuso di laudano, Rossetti, che la raffigurò in Beata Beatrix (1864-70, Londra, Tate Gall.), cadde in profonda depressione; fu sostenuto dagli amici, tra cui Th. H. H. Caine, i quali lo convinsero a recuperare l'antico manoscritto delle sue poesie, sepolto insieme con la moglie, e a pubblicarlo (Poems, 1870). Nel 1881 in Ballads and sonnets uscì con altre poesie The house of life, raccolta di sonetti ispirata alle esperienze spirituali   e all'amore per la moglie. La poesia di Rossetti, che fu amico di A. Ch. Swinburne e sensibile all'influenza di E. A. Poe, è ricca di musicalità verbale e si compiace in arcaismi, secondo l'esempio di J. Keats.



Dante Gabriel Rossetti: opere

Ecce Ancilla Domini
Bocca baciata
Joan of Arc
The Beloved
Dante's dream
Beata Beatrix
Lady Lilith
Proserpina
Christina and Frances
A Vision of Fiammetta
Pia de' Tolomei

domenica 11 maggio 2014

UMBERTO BELLINTANI


Umberto Bellintani, poeta italiano, nasce a San Benedetto Po (Mantova) nel 1914 e muore nel 1998. Studia alla scuola d’arte di Monza per diventare scultore, ma è richiamato alle armi nel ’40 e viene fatto prigioniero in Germania dal ’43 al ’45. Rientrato in Italia, abbandona l’arte, lavora come segretario in una scuola e si dedica alla poesia. Pubblica la prima plaquette, Forse un viso tra mille nel ’53, seguita da Paria due anni dopo; nel ’63 appare la sua raccolta riassuntiva E tu che m’ascolti. Nonostante gli autorevoli consensi (tra gli altri di Parronchi, Montale, Chiara, Luzi, Fortini, Bàrberi Squarotti, Forti, Caproni), decide di non pubblicare più, tenendo fede all’impegno preso con se stesso fino agli ultimi anni della sua vita. Nel 1998, infatti, esce Nella grande pianura, che è la sua opera più importante, comprendente la raccolta del ’63 e un’ampia scelta di inediti dei trentacinque anni successivi. La poesia di Bellintani non è collocabile in linee di tendenza o scuole del Secondo Novecento, estranea com’è, infatti, tanto all’ermetismo quanto agli sviluppi della scuola lombarda, per non dire dell’avanguardia. I versi di Bellintani sono un esempio di grande energia e di apertura visionaria. L’ambiente – per quanto a volte trasfigurato – è quello per lui più naturale: il Po con il suo paesaggio e con le figure e i tipi che vi si aggirano.
Il senso dell’esistere che traspare nelle sue poesie è quello di una particolare religiosità, sempre ai limiti del blasfemo, grazie alla quale Bellintani è capace di osservare la miseria sordida e la grandezza, la crudeltà e la carica di affetti di una vita umile eppure formidabilmente accesa, a volte, dall’apparire di presenze esotiche e gigantesche. Il tutto in una pronuncia molto personale, sempre a mezza via tra il naïf e la forbitezza d’accenti, in perfetta corrispondenza con la tensione e lo stile morale dell’autore, nobilissimo e primitivo al tempo stesso, tendente alla coloritura mitizzante eppure fortemente immerso nel reale quotidiano.                                      
Tratto da la Stampa .it

Bocca di balena
Bocca di balena dai centomila denti d’oro
per ingoiare stanotte la terra,
io sono un pescatore di anguille sulla barca
per lasciarle poi libere ondulare
nella corrente del fiume sino al mare.

Bocca di balena dai centomila denti d’oro
il tuo occhio di luna m’ha seguito quando scesi
a sciogliere la barca questa sera
dalla riva e abbandonarmi alla corrente
della vita notturna e poi solare.

Paria
Poveri affaticati nelle membra,
servi delle gleba, paria,
per noi la morte è riposo.
Tu luna invano risplendi in mezzo al cielo;
e non ci cavi dagli occhi che sudore 
antica stella che illumini nei boschi 
a maggio il canto malinconico dei cùculi.
Non siam che miseri lombrichi nella mota,
siamo concime, la ruota, la carrucola
e non v’è pena che noi non si conosca.

Dolce chiude l'ora di sera
Forse non esiste Dio. Forse 
solo il rapporto
fra noi esiste e gli alberi
annosi o appena d'anni
uno e le erbe
e i coccodrilli e il buon tepore
della sera. Non v'è
che poi la morte ed altro ancora
innanzi ad essa da soffrire. Ma poi tutto
per lei si placa; e in noi s'alterna
timore d'essa e quieta attesa
del suo riposo:
così
oggi è da porre questo giorno fra non quelli
di sofferenza e sgomento: dolce chiude
l'ora di sera col risorgere di una
ampia stellata. Dunque
forse soltanto un dolcissimo rapporto
fra noi e il tutto fa ponte e il tempo passa
lento e veloce.

venerdì 9 maggio 2014

Gary Snyder



Nasce nel 1930 a San Francisco e cresce sulla costa pacifica. 
Passa l’infanzia in una fattoria e l’adolescenza vivendo da solo e di espedienti per le strade di Portland, Oregon. Frequenta il Reed College, dove divide l’alloggio con Lew Welch e Philip Whalen, e si laurea in antropologia.
Prosegue le sue ricerche per il dottorato in antropologia all’Università dell’Indiana, ma si trasferisce poi all’Università di California a Berkley per studiare cinese classico e intraprendere la pratica del Buddhismo Zen. Per diverse estati lavora col Servizio Forestale degli Stati Uniti finché non ne viene allontanato per affiliazione a gruppi di sinistra. Stringe amicizia con Kenneth Rexroth, Michael McCLure, Allen Ginsberg e Philp Whalen. 
Nel romanzo I barboni del Dharma, Kerouac celebra la propria amicizia con Snyder; e per un breve periodo i due vivono insieme nella Marin County in una piccola casa di tronchi di Snyder.
Il First Zen Institute gli assegna una borsa di studio; ne segue un soggiorno di quasi quindici anni in Giappone dedicati allo studio della poesia orientale e Zen, alla scrittura di saggi e poesie e di un diario. Il primo libro di Snyder Riprap (Pietrisco) viene pubblicato in Giappone dal poeta Cid Corman.
Compie un viaggio in India, incontrandosi con Ginsberg e Orlovsky e con loro incontra il Dalai Lama  e stringe rapporti con diversi maestri hindu e buddhisti.
Agli inizi degli anni ’70, ritorna nel continente nord-americano – che lui chiama Isola delle Tartarughe, onorando in tal modo la presenza dei Nativi Americani, e con  la raccolta di poesie dal titolo L’isola della Tartaruga, vince il premio Pulitzer.

QUANTO AI POETI
Quanto ai poeti

I Poeti della Terra
Che scrivono piccole poesie,
Non hanno bisogno dell’aiuto dell’uomo.

I Poeti dell’Aria

recitano fino in fondo gli zefiri più impetuosi
E ciondolano talvolta nei mulinelli.
Poesia dopo poesia,
Si arricciano a spirale nella medesima spinta motrice.

A cinquanta sottozero

Il combustibile fossile non scorre
E il propano resta nella cisterna.
I Poeti del Fuoco
Bruciano allo zero assoluto
L’amore fossile risucchiato in superficie.

Il primo

Poeta dell’Acqua
È restato sul fondo per sei anni.
Ricoperto di alghe.
La vita nella sua poesia
Ha lasciato milioni di minuscole,
Molteplici tracce
Intrecciate nel fango.

Con il Sole e la Luna

In pancia,
Il Poeta dello Spazio
Dorme.
Senza fine il cielo -
Ma le sue poesie,
Come oche selvatiche,
Volano oltre il confine.


Un Poeta della Mente

Rimane in casa.
La casa è vuota
E non ha pareti.
La poesia
È vista da ogni lato,
Dovunque,
In un unico momento.

PER I BAMBINI 



Le alte montagne, le creste
delle statistiche 
sono sotto i nostri occhi.
La salita ripida
di ogni cosa, va su,
su, mentre tutti noi andiamo giù.

Nel prossimo secolo,
o in quello successivo,
dicono,
ci saranno valli, pascoli
in cui ci incontreremo in pace, 
se ce la facciamo.

Per scalare queste cime, 
un consiglio per te,
per te
e per i tuoi figli:

state assieme,
imparate dai fiori,
siate lievi

venerdì 2 maggio 2014

Strambotti di Niccolò Machiavelli


I
Io spero, e lo sperar cresce ‘l tormento:
io piango, e il pianger ciba il lasso core:
io rido, e el rider mio non passa drento:
io ardo, e l’arsion non par di fore:
io temo ciò che io veggo e ciò che io sento;
ogni cosa mi dà nuovo dolore;
così sperando, piango, rido e ardo,
e paura ho di ciò che io odo e guardo.

II
Nasconde quel con che nuoce ogni fera:
celasi, adunque, sotto l’erbe il drago:
porta la pecchia in bocca mèle e cera
e dentro al picciol sen nasconde l’ago:
cuopre l’orrido volto la pantera
e ‘l dosso mostra dilettoso e vago;
tu mostri il volto tuo di pietà pieno,
poi celi un cor crudel dentro al tuo seno.

[Non se ne conosce la data di composizione, che può essere solo ipotizzata al ’94-‘98]