martedì 12 febbraio 2013

L'amore nella scultura

 L’amore nella scultura, significa  per tutti  pensare  principalmentea tre nomi : Gian Lorenzo Bernini, Antonio Canova, Auguste Rodin.
Riferendoci a Bernini scultura emblematica è l'”Apollo e Dafne” della Galleria Borghese (1622-25), commissionato dal cardinale Scipione Borghese.. Il capolavoro riproduce fedelmente un preciso passo della storia del dio del sole che rincorre la ninfa che da lui fugge, narrata nelle Metamorfosi di Ovidio (I, 450-567). L’attimo rappresentato da Bernini è quello in cui la giovane fanciulla, dopo aver pregato Giove di salvarla, viene tramutata dal padre degli dei in una pianta d’alloro proprio nel momento in cui Apollo la raggiunge. La corteccia avvolge gran parte del corpo, ma la mano di Apollo, secondo i versi di Ovidio, sotto il legno sente ancora il battito del cuore. Bernini, grazie ad una sapiente tecnica riproduce esattamente questo particolare, lavorando la parte di corteccia in maniera talmente virtuosistica da realizzare una sottile sfoglia di marmo. La presenza di questa favola pagana nella casa del cardinale venne giustificata da un distico moraleggiante in latino e inciso nel cartiglio sulla base, che recita: “chi ama seguire le fuggenti forme dei divertimenti, alla fine si trova foglie e bacche amare nella mano”.


Proseguendo il  percorso ci soffermiamo su un’altra scultura notissima, quale “Amore e Psiche” del Louvre (1787-93). L’opera fu realizzata da Canova in due versioni: l’altra terminata nel 1796 è oggi all’Ermitage di San Pietroburgo. Eros sta baciando Psiche per risvegliarla da un lungo sonno.( Il mito  di cui abbiamo scritto nel post di ieri )  Il gruppo scolpito da Canova si presenta come un perfetto organismo plastico, le cui direttrici compositive formano una grande "X", il centro della quale è costituito dalle due bocche che stanno per baciarsi. Tutta l’opera appare come mossa da un ritmo lento e complesso appena interrotto dallo scatto improvviso delle ali di Amore. Le mani premono sulle levigate superfici marmoree di una materia che si è fatta dolce e duttile. La poetica dell’artista di Possagno tocca, con quest’opera, uno dei momenti più alti della sua evoluzione, grazie anche al supporto di una tecnica sopraffina che permette allo scultore di esprimere una contenuta passione sensuale di due corpi che sembrano sul punto di cedere al desiderio





La terza scultura è “Il bacio” (1888-89) custodito nelle sale del museo Rodin di Parigi. Il tema della coppia è un inesauribile fonte di idee per Rodin. La scultura è ispirata alla coppia dannata di Paolo e Francesca per la “Porta dell’Inferno”, forse il complesso scultoreo più famoso dell’artista francese. Fu il governo francese a finanziare “Il bacio”, in scala monumentale, per l’Esposizione del 1889. Ma quando Rodin espose il gruppo, e ciò avvenne solo nel 1898, non fu molto soddisfatto, ritenendola un’opera molto accademica. Persino il poeta austriaco Rilke, per qualche tempo segretario di Rodin, non espresse un giudizio convincente: “L’abbraccio del Bacio è senz’altro grazioso, ma non ho trovato niente in questo gruppo. Si tratta di un tema trattato secondo la tradizione; un soggetto in sé completo, ma isolato dal mondo che lo trascina”. Grazie alle sue forme equilibrate e alla sensualità del tema, l’opera portò comunque molta fortuna al suo autore.


 Liberamente tratto da  "Cultura Spettacoli  Arte "

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